Pindaro è ancora, nel dominio della critica, quasi un mistero. D’intorno all’opera sua si aggirano perplessi gli epigoni, e i loro giudizi si alternano appassionati e discordi, dalla esaltazione ditirambica alla negazione animosa. Questa incertezza ha radice in una essenziale difficoltà, maggiore forse per Pindaro che per qualsiasi altra opera remota insieme per tempo e per lingua. Non parlo delle difficoltà esegetiche ed ermeneutiche, superate in gran parte, grazie alle ricerche filologiche, o, se tutt’ora insolute, non tali da contendere la visione complessiva dell’arte di Pindaro.