«Non disprezzare i nostri» replica Antonio. «Anche i Greci scrissero in principio come Catone, come Fabio Pittore, come Pisone. La storia non era altro che una fabbrica d’annali; e per questo, cioè per conservare le pubbliche memorie, dalle origini di Roma fino al pontificato di Mucio, il Pontefice massimo raccoglieva tutti gli avvenimenti dei singoli anni, li scriveva nell’albo e poneva dinanzi alla sua casa la tavola, perchè il popolo potesse consultarla. Son quelli che si chiamano anche oggi annali massimi. E molti seguirono questo stile lasciando senz’ornarlo soltanto il ricordo dei tempi, degli uomini, dei luoghi e delle imprese. Perciò come i Greci hanno Ferecide, Ellanico, e Acusilas, così noi abbiamo Catone, Pisone e Fabio Pittore, che non sanno come ornare un’orazione (da poco infatti è stata importata presso di noi quest’arte); e purché si capisca quello che dicono, credono che bisogna soltanto ricercare la brevità».1