Questo piccolo romanzo non è stato scritto per gli eruditi, benchè parli della Grecia; e sebbene parli di un filosofo, non è stato scritto per i filosofi.
Si intitola bensì con il nome di Santippe, un nome di donna infamata nei secoli; e si potrebbe pensare che l’autore avesse avuto in mente di servirsi di Santippe, moglie di Socrate, come di un laido pupazzo per ripetere vecchie e sgarbate cose contro le donne: le quali cose, anche se fossero verità, sarebbero pur sempre verità maschili, a cui è lecito opporre altre verità femminili. E poi quale irriverenza è mai questa di dir male della donna che è l’anfora della vita?