"Ambrogino da Milano è avanguardista della decima Legione, legio X, come sta scritto su la sua caserma. Questo Ambrogino fa il mestiere di cappellaio nella bottega di suo padre, il quale è una degna persona che ha fatto il suo dovere nel 1915 come soldato nell’arma dei bersaglieri: ci tiene che suo figliuolo sia avanguardista, ma osserva che, o sia per causa del saluto romano, che la gente non consuma il cappello; oppure sia la usanza tedesca di andare in giro a testa vuota; oppure sia il cupolino basco che lo portano anche le persone serie: la conseguenza è che c’è meno commercio. In questi ultimi tempi poi i cappelli a cilindro sono stati colpiti col nome di tubi di stufa, e si vergognano dei loro splendori. Insomma, c’è un po’ di rivoluzione anche nei copricapo.
La madre di Ambrogino è una di quelle brave donne di casa, di nobiltà popolana, milanese puro sangue, che è rispettata e si fa rispettare, come la marchesa Paola Travasa nel rango dell’aristocrazia.
Ma quando Ambrogino, – camicia nera, fazzoletto arancione al collo, – va a passo di marcia con la sua legione, gli viene in dosso un’altra anima: forse per quella nappa nera che gli batte su la fronte, per quel fulard di seta vera che glie l’ha comprato sua mamma, e ha i colori di Roma; e forse per la mitragliatrice con cui fa le manovre."
Alfredo Panzini (Senigallia, 31 dicembre 1863 – Roma, 10 aprile 1939) è stato uno scrittore, critico letterario, lessicografo e docente italiano.